Una frase per riflettere  cari genitori

 

Non so dove vanno le persone quando scompaiono, ma so dove restano…

Antonie de Sant-Exupéry

 

Quando muore una persona vicina alla famiglia, o all’interno della stessa, i bambini possono sentirsi spaventati ed insicuri, anche se è difficile prevedere come reagiranno ad un evento così doloroso, perché molto dipende dalla storia personale. In questa situazione provano sentimenti ed emozioni mai sperimentate. Il percorso del lutto, fino a comprendere come la memoria ci permetta di tenere sempre nel cuore le persone amate, è sempre lungo e complesso. Prima dei tre anni i piccoli hanno bisogno di una totale vicinanza fisica per contenere le emozioni e le paure, pur alternando momenti di apparente calma; l’idea della morte come definitiva avviene molto più tardi, intorno agli otto anni. Fra i tre e i sei anni, oltre al possibile senso di colpa per avere in qualche modo causato il fatto, l’alternanza di emozioni è legata anche alla speranza che la persona possa tornare, come accade nei film. È sempre difficile accogliere la sofferenza dei bambini, soprattutto quando anche il nostro cuore è carico di dolore e, in qualche modo, ci ritroviamo a provare la stessa esperienza di solitudine e di abbandono.

Lasciamo che i bambini partecipino in modo attivo ai riti d’addio e manteniamo nel tempo piccole ritualità, come mettere i fiori in un luogo caro alla persona morta, accendere una candela, dire insieme una piccola preghiera, scrivere congiuntamente una lettera. Le fotografie e i video possono essere di grande aiuto per narrare e ricostruire la storia del proprio nucleo familiare o amicale, ricordando la vita della persona cara, le sue caratteristiche e il suo atteggiamento verso la vita. Chi muore resta, e resta per celebrare la vita.

 

 

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