MATERIALI E GIOCO DI MANIPOLAZIONE
I bambini manipolano con piacere i materiali. A cinque anni il gioco euristico permea ancora tutti gli aspetti ludici del bambino. Allo stesso modo la ricerca e il desiderio di comprensione compare prestissimo, nell’esistenza umana. È proprio questa curiosità per il mondo che spinge il piccolo all’esplorazione, in un atteggiamento di ricerca.
Gli adulti assieme ai bambini imparano nuovamente a guardare il mondo, con occhi, mani, orecchie nuove. I bambini non cercano spiegazioni, provano invece “a far succedere”, a fare ipotesi a verificare. Sono veri scienziati loro! La conoscenza del bambino è sensoriale, manipolativa ed esploratrice. Se spontaneamente il bambino è un ricercatore, quale è il ruolo della scuola nell’educare l’interesse scientifico del bambino? Sicuramente la scuola può offrire, partendo dalle naturali curiosità dei bambini, momenti e situazioni in cui i piccoli acquistino progressivamente la consapevolezza dei propri vissuti. La scuola, inoltre, offre strumenti e metodi del procedere scientifico.
Il bambino nel suo percorso formativo acquista le parole del sapere “colto”, cioè i sistemi simbolici con cui la sua cultura di appartenenza esprime il sapere. Il primo compito della Scuola dell’Infanzia è mantenere vivo l’interesse e la passione per la scoperta. Dove esistono risposte esatte, dove le soluzioni sono già definite, dove l’errore non ha valore… si “spegne” l’atteggiamento scientifico.
Certo spesso l’adulto è abituato a dare risposte, senza aspettare i tempi dei bambini. I tempi di rielaborazione necessario per dare senso a ciò che il piccolo vive. Il tempo è tiranno! Ascoltare i bambini è molto interessante. Cercare di comprendere le modalità in cui le ipotesi vengono confrontate con gli altri, la loro valutazione del provare a fare, a vedere se…è estremamente affascinante.
I materiali sono il primo naturale approccio al mondo scientifico per tutti bambini. La manipolazione di acqua, carta, farina, terra, semi, stoffa, semola, colore… è la prima forma di ricerca. I bambini confrontano, mescolano, impastano, sminuzzano… per provare consistenza, colore, peso, variabilità del materiale, connessioni… È il piacere del gioco che li guida, ma sono queste le situazioni che creano vero apprendimento. Contesti in cui si conosce con il corpo, analogie, somiglianze, differenze, nessi… prima del sapere dei libri e video, prima della problematizzazione delle situazione, della verifica delle ipotesi, della rappresentazione e simbolizzazione. Prima di tutto sta il gioco con i materiali. Senza il gioco non ci potrà essere conoscenza. Manipolare, sperimentare e poi costruire con i materiali per conoscerli. Questa è la filosofia di fondo del metodo Munari, ma anche della didattica delle scienze. Il bambino mentre gioca divide, prova, misura, confronta, raggruppa, classifica… e mentre fa, parla, discute, rappresenta con vari linguaggi ciò che conosce e ciò che cerca di conoscere. All’età della scuola dell’infanzia non si trovano sempre le parole per esprimere tutto ciò che si vive, allora le altre forme di rappresentazione (grafica, pittorica, plastica, gioco-drammatica…) permettono di comunicare idee e vissuti.
Bruno Munari sosteneva che si guarda con le mani e si tocca con gli occhi, per indicare che la sensorialità è un fatto complessivo , che permette piacere e conoscenza. Il gioco dei sensi diventa il gioco della conoscenza. Esiste un forte legame fra il metodo Munari e la nuova didattica delle scienze. Esso è rappresentato dal piacere del gioco con i materiali, dalla sensorialità, dalla conoscenza della materia.
Il gioco con i materiali, anche di recupero permette di:
- rispondere al bisogno di manipolare e costruire;
- mettere le basi per un percorso scientifico e soprattutto metodologico di apprendimento, basato sul fare e sul riflettere in merito al fare;
- essere un momento di gioco che rafforza, con i suoi prodotti, l’autostima e la sensazione di essere competente;
- rafforzare le autonomie e il coordinamento del corpo;
- stimolare lo sviluppo di una visione creativa degli oggetti ;
- permettere una piena integrazione delle abilità dell’essere (autonomie), fare (abilità di base), sapere (riflettere sul fare);
- stimolare la capacità di progettare, inventare, creare;
- apprendere tecniche espressive e plastiche.